In questo periodo di grandi cambiamenti sta mutando il rapporto con la nostra casa e stanno emergendo dappertutto e simultaneamente nuove priorità.
È una nuova era per la vita in casa dice il Report Life at Home 2020 di Ikea, e la casa ritrova un ruolo centrale. All’improvviso non è più stato possibile condurre uno stile di vita nomale, gli spostamenti si sono ridotti e gli spazi domestici son diventati ibridi e multifunzione, la vita resta si fluida, ma all’interno delle mura domestiche.
Si lavora in salotto, si fa ginnastica in camera da letto ed il balcone si è popolato di vasi, piante e micro arredi.
Secondo il Report di Ikea, dalla scorsa primavera due persone su cinque hanno introdotto cambiamenti nella loro abitazione, modificando gli spazi interni e cercando di adattarli in modo smart al nuovo stile di vita. Si vorrebbe una stanza in più, ma per il momento si punta su arredi nuovi e più funzionali, illuminazione, nuove disposizioni degli spazi in grado di contenere funzioni che prima erano distribuite e diffuse. Il 55% delle persone intervistate ha inoltre indicato come priorità avere un accesso diretto al verde.
Intanto si manifestano nuovi desideri per il proprio spazio domestico, che rapidamente sono diventati materia di numerose ricerche, studi, previsioni come ad esempio Posthome di Thirtyone design o Nuovi luoghi del lavoro e dell’abitare nello scenario post-pandemico del Politecnico di Milano e anche nuovi concorsi di architettura come Home 2030 Homes fit for future bandito nel 2020 dal Governo Britannico tramite il ministero per l’Edilizia, Innovazione ed Educazione e il Design Council.
La nuova “casa dei sogni” sembra così essere accogliente, funzionale e multiuso. Deve saper contenere i bisogni di tutta la famiglia ed avere spazi sia per la condivisione, che per la privacy e la solitudine adatti alle possibilità di lavorare e concentrarsi in intimità. Gli spazi in disuso delle nostre case e della comunità, come solai polverosi, esercizi commerciali in abbandono, trovano un nuovo valore per interpretare gli interessi individuali e soddisfare quelli della comunità.
Una ricerca del Royal Institute of British Architects sui Nuovi modi di abitare rileva, infatti, una rinnovata fiducia nel valore della comunità. Sembra emergere il desiderio di condividere spazi di vita e di condividere progetti di quotidianità anche in forma intergenerazionale.
Ora più che mai, la casa ha acquisito un significato e un valore per tutti che merita la giusta attenzione da parte di chi le case le progetta per poter pensare e riformulare gli spazi e le consuetudini. Dobbiamo certo essere prudenti come suggerisce Pierluigi Nicolin, direttore di Lotus, una delle maggiori riviste di architettura italiane, a progettisti e sviluppatori immobiliari: non dare per scontati generici trend ma seguire i bisogni e le possibilità che, nonostante il breve tempo, sembrano già essersi radicati.
Homers sta cercando di interpretare questi cambiamenti con nuovi prodotti e processi, proponendo modelli di cohousing che rigenerano il patrimonio in disuso e stimolano la nascita di nuove comunità di vicinato.