Ritessere le relazioni tra le persone e i luoghi. Ricucire la rete della vita. Queste due semplici linee guida riassumono l’intero programma di quelle che oggi dovrebbero essere le politiche del quotidiano.
Ci siamo resi conto che quando il quotidiano diventa straordinario, come nei mesi passati, l’esistenza di un ricco tessuto di comunità, associazioni, luoghi di aggregazione permette di realizzare quella che può essere definita come un’infrastruttura spontanea, una comunità di luogo.
Con il lock down si è stimolata l’ibridazione di pratiche comunitarie con la tecnologia per innescare solidarietà e per generare appuntamenti e incontri. Così nascono le comunità ibride di luogo, in cui la tecnologia si mette al servizio della costruzione di reti sociali.
È emerso che la vera forza nasce dalle comunità fisiche nate dalla quotidianità delle pratiche nei luoghi, proprio come quelle che il modello abitativo di cohousing stimola e sostiene. Si è anche verificato come il digitale può facilitare un gran numero di attività: molte di più e più diverse di quanto prima si fosse immaginato.
Le tecnologie digitali hanno sulle dinamiche sociali un duplice effetto: sciolgono le vecchie forme sociali e ne producono di nuove. Possono così essere utilizzate come propulsive di innovazione sociale.
La politica dovrebbe creare le condizioni (normative e economiche) grazie a cui queste nuove comunità, le comunità ibride di luogo, appunto, possano emergere e fiorire. Va da sé che le politiche dovrebbero tradursi anche in attività progettuali a forte impatto politico, offrendo alle persone l’opportunità di anticipare modi di vivere più resilienti e sostenibili. Il cohousing è uno di questi modelli che può e potrà stimolare la crescita e la cura delle nuove comunità.
Testimonianze dal mondo
How to Start a Neighborhood Association By Katherine Cusumano | The New York Times