“Fin
dall’origine il quartiere, il borgo, la città sono nati e si sono
strutturati come comunità di corpi viventi, ma se guardiamo alla grande
urbanistica, alla metropoli funzionale, infrastrutturale, pianificata
dall’alto, ci perdiamo in immensi disegni astratti dove i corpi non
esistono più, sono semmai utenti, identificati in un solo tratto della
loro vita. E nella nostra esperienza quotidiana di abitanti ci muoviamo
in una città scortese, frettolosa, ostile, pensata sull’uomo a una dimensione,
su un corpo standard, un uomo grigio che scende dal treno al mattino
per imbucarsi nel metrò, insieme a quei “battaglioni di gente grigia”,
come li chiamava Luciano Bianciardi ne La vita agra”.